lunedì 6 febbraio 2012

L'oroscopo speciale


Nonostante un esibito scetticismo che ritengo derivante dalla paura di essere additata come credulona, l’oroscopo mi affascina. Cosi professo disinteresse, ma lo leggo sempre, di nascosto, su Vanity, su Metro, su Internazionale. Le previsioni del mio segno per il mese di agosto 2010, pubblicate sulla rivista “A” acquistata in aeroporto prima di un viaggio on the road, proferivano: è inutile scalpitare, dovrete aspettare almeno settembre per cambiare lavoro.
Bè, mi sono detta, a meno di non voler aprire uno spaccio di sapone di Aleppo in Siria o raccogliere illegalmente i coralli per farne collanine da vendere in Giordania, ritengo questa previsione discretamente probabile, dato che sarò in Medio Oriente sino a fine agosto.
Eppure a cavallo del 15 di agosto, giorno più giorno meno, accade l’inimmaginabile: tra lo strombazzare delle auto e l’insopportabile calura mediorientale a rendere tutto più macchinoso, Lui che mi impone di non rispondere, dall’estero, ai numeri sconosciuti, ricevo la telefonata di un head-hunter a cui mesi e mesi prima avevo fatto avere un mio cv per un’altra posizione, che mi propone un’ottima opportunità professionale. Crescita di ruolo, contratto a tempo indeterminato, impiego in una multinazionale (filiale italiana) in un settore nuovo, in crescita, che risponde alla mia etica personale e professionale.
Ho passato le successive due settimane, oltre che a godermi la mia vacanza, a cercare informazioni su questa società così nuova che non ne ho trovate, e sulla figura ricercata. Che parli inglese. Parlo inglese. Che parli francese. Parlo francese. Che provenga dal settore produzione. Provengo dal settore produzione. Esperienza settore impiegatizio. Ce’lo. Non mancava proprio nulla. Non c’era dubbio, ero io che cercavano, e mi avevano trovata anche da lontano.
I primi di settembre, dopo un mese di ferie e il carico di lavoro che mi aspettava, non avrei mai potuto chiedere nemmeno un minuto di permesso, e per incontrare l’head hunter dovevo andare in un’altra città. Approfitto di una festività che dove lavoro io è sempre ai primi di settembre. E dopo pochi giorni rassegno le mie dimissioni a un capo esterrefatto che si sarà anche chiesto: ma quando è riuscita a fare i colloqui, che non ha mai chiesto un giorno di ferie permesso mutua?? Caro capo, non ce n’è stato bisogno. D’altronde, il mio oroscopo era stato chiaro.
Sono uscita ad un’azienda che non credeva in me e nelle mie potenzialità, che mi lasciava fare il solito e solo per coprire i buchi mi lasciava lavorare il doppio, senza farmi imparare e senza volermi pagare gli straordinari, da un’azienda padronale in cui non vi era possibilità di crescita, da un’azienda che teneva al guinzaglio me e i miei progetti, con un infinito contratto di apprendistato di 54 mesi, dal quale sarei uscita (se sopravvissuta) a 33 anni suonati.
L’aspetto più peculiare della faccenda è che proprio da quella vacanza io e Lui avevamo deciso – fanculo i 34 mesi di contratto che mi restavano da scontare – di tentare di avere un figlio. Avevo una paura fottuta, ma anche non volevo che uno stupido contratto e una stupida azienda potessero privarmi dei miei progetti, e questo prevaleva. Provammo qualche volta abbastanza casualmente, così giovini ingenui e ancora ignari dei vari metodi di calcolo della fertilità esistenti. E non successe proprio nulla. In abbinamento con la novità lavorativa che si era presentata, l’abbiamo preso come un segno del destino e abbiamo deciso di rimandare ancora un po’, giusto qualche annetto. Forse avrei comunque fatto tutto prima dei 33 anni, pur cambiando lavoro.

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