giovedì 15 luglio 2010


Ceti sociali


“Sai l’amica G.? quella sposata con l’amico V.? sta per avere il secondo.”

“Di già?

“Eh, abbiamo cercato di spiegarglielo, a V., che oggigiorno esistono validi metodi contraccettivi, dato che pare che i genitori non siano stati troppo esaustivi.”

“Eheh. Bé, insomma, adesso diventa impegnativo.”

“Mah, lei lavora part time e ha un esercito schierato per guardarle la bambina. Tata, puericultrice, Minnie, Topolino, Qui Quo Qua, Superpippo …”

“La puericultrice?? La tata più la puericultrice? Senza contare gatti cani topi e paperi”.

“E sai invece l’amica B.? Ha partorito da tre settimane ed è già tornata a lavorare. Lei l’aveva detto che avrebbe fatto una maternità di 15 giorni. Certo che quando hai la tata diurna e la tata notturna tutto diventa più semplice”.

“Ah, in casa di B. niente puericultrice?!.”

Quando Babywish ascolta questo genere di storie cerca di darsi un tono ma sente inadeguata.

Lei sa che probabilmente, dopo una maternità di 15 giorni contati pur non essendo libera professionista, sarà una di quelle mamme che vedono il meraviglioso frutto del loro seno solo nelle ore più infami, quelle in cui perlopiù sa farsi odiare, e istiga allo scaraventamento giù dalla finestra. Le tristemente famigerate ore notturne.

Sa che probabilmente si troverà a una quindicina di km dall’amore della sua vita, immersa tra plichi di fatture da fotocopiare, mentre lui pronuncerà per la prima volta, incerto e stupefatto di sé stesso, “pa-pà” (non sa bene motivarlo, ma ha come la sensazione che al pupo non uscirà di dire “ma-mma”, in quel momento); la stessa distanza li dividerà – stavolta lei sarà al telefono a cercare di interpretare l’incomprensibile inglese di un filippino - quando il suo cucciolotto sarà intento ad alzarsi sulle cicciosissime gambette per muovere i primi timorosi e scoordinati passetti. Mentre lui cadrà sul sedere imbottito, lei chiuderà la telefonata col filippino, e forse un brivido le percorrerà la schiena.

Sa che non assumerà tate notturne per non odiarlo né puericultrici diurne per insegnargli il bon-ton, e probabilmente neanche una baby sitter improvvisata per andarlo a prendere al nido. Sa che la luce dei suoi occhi sarà sballottata per mano dell’intrepido papà – lei probabilmente non avrà neanche quest'onore – fra una nonna che non ha la macchina e un nonno che ancora lavora, fra una nonna che la settimana dopo non può perché va in crociera a un nonno burbero che proprio se c’è bisogno se no ve lo potete tenere. Forse anche una zia che frequenta l’Università si offrirà di badare al piccolo, per solidarietà nei confronti di due poveri genitori che non possono permettersi tate, baby sitter, badanti né tantomeno puericultrici.

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